UN PRINCIPIO ESOTERICO

Spesso gli istruttori impartiscono agli studenti delle lezioni che sono utili nella loro vita quotidiana, esse sono molto importanti e vengono ricordate per sempre.

Circa 30 anni fa il mio professore, colui che diventò professor Patrick Browne, ebbe una conversazione con me ed io la ricordo ancora chiaramente. Mi ha aiutato ad imparare molte lezioni nelle arti marziali.

Cinquecento anni fa gli uomini che avevano praticato le arti marziali per tutta la loro vita (e riuscirono a sopravvivere) erano rispettati e riveriti da tutti, soprattutto dai loro studenti, per due diverse ragioni. Un fatto poco noto è che gli artisti delle arti marziali ben avviati davano molta importanza alle arti curative e risuscitativi nelle loro tecniche di combattimento. Queste arti, conosciute come Ktsu e Kappo, davano al praticante l’abilità di far riprendere il respiro o far ricominciare a battere il cuore così come l’abilità di curare altri malori quali il sangue dal naso o il colpo ai testicoli. Non occorre un genio per rendersi conto che queste tecniche erano una evoluzione naturale della pratica delle arti marziali, dove il bisogno di capovolgere le tecniche era una cosa usuale. Queste abilità, unite al riposizionamento delle ossa e ad altre arti curative fecero aumentare sempre più il rispetto nei confronti degli artisti delle arti marziali.

Ricorda che stiamo parlando di 500 anni fa. Ora immagina lo stupore di un gruppo di persone che circondano un uomo il quale, vittima di una caduta, smette di respirare; ad un tratto un anziano individuo si fa largo tra la folla, afferra la vittima, la colpisce e la riporta in vita. Questa era una grande medicina.

Questi tipi di abilità procurarono un così grande rispetto agli artisti delle arti marziali come neanche i più grandi fisici hanno ami avuto. Ciò ci introduce alla seconda distinta ragione per la quale questi antichi uomini venivano rispettati.

Pensando alle arti marziali è comune l’idea di studenti giovani, veloci, forti e di talento che sfidano l’anziano maestro; che sia realtà o finzione non è questo il punto. Un vero studente delle arti marziali (intendo uno che guarda oltre la mera tecnica fisica) che si trova sulla strada giusta per l’apprendimento non potrebbe mai lanciare una sfida al proprio maestro per tante ragioni, il motivo può riassumersi con la parola rispetto.

Se consideri le arti marziali come la cosa più bella che potesse capitarti nella vita, allora cosa pensi della persona che condivide questa conoscenza conte? (Pensi a lui come qualcuno da battere o da far fuori? Che tipo di persone la pensano così?).

In Giappone usano una parola,"ON", che riassume la risposta.

Un ON è un debito che non potrà mai essere ripagato. Per esempio hai un On (debito) verso i tuoi genitori. In nessun modo puoi ripagarli, perchè senza di loro non saresti qui, non saresti nato. Lo stesso vale per il tuo maestro di arti marziali. Ricorda anche i predecessori del tuo professore. Generazioni di uomini per centinaia di anni hanno insegnato quest’attività, hanno dedicato la loro vita (dandoci il loro prezioso tempo in regalo) a fare in modo che questa conoscenza durasse nei secoli.

Ricorda infine, che tutto ciò non è stato fatto perché finisca con te. Mi ha guidato in molte situazioni e scelte. Non finisco mai di imparare la lezione sul rispetto, che ha diversi livelli, e continuo a ringraziare il mio professore per questa lezione d’immenso valore.

Molte volte nelle arti marziali fare un passo indietro equivale a farne uno avanti. Lasciate che ricominci dall’inizio, con qualcosa che generalmente gli studenti imparano durante la prima lezione. Il rispetto è una strada a due corsie, quest’argomento lo si affronta parlando dell’inchino all’inizio e alla fine della lezione. Lo studente fa l’inchino al professore per la sua buona volontà nell’insegnare, il professore fa l’inchino allo studente per la sua buona volontà nell’apprendere. Con l’andare del tempo tutto ciò ha acquisito un significato più ampio per me.

Inizialmente vedevo nello studente il maggio carico di responsabilità, adesso ha una prospettiva diversa. Se il professore non ha la buona volontà di condividere o non ha studenti, non c’è perpetuazione dell’arte. Ancora, se un professore ha veramente il desiderio di andare oltre la tecnica fisica non abusa sessualmente o economicamente dei suoi studenti , né li tratta come servi. La responsabilità di un comportamento appropriato e che sia d’esempio appartiene principalmente al professore. Queste sono le radici del vero rispetto che si devono far proprie, ed è qualcosa di molto diverso dall’inchino superficiale in un’assegnazione della cintura.

Il rispetto mi ha insegnato che le arti marziali comprendono tante dimensioni. Mi ha aiutato ad apprendere alcuni significati delle parole di Miyamoto Musashi: "la strada che conduce alla strategia non può essere appresa attraverso gli stretti confini della spada".